Faremo tappa a Napoli, attraverso i racconti di AnnaMaria Ortese. E’ l'assoluto degrado d'una città fatiscente, cupa e malata, quello che emerge dalle pagine del "Mare"; una città descritta con crudezza tagliente e ossessiva, sprazzi di realismo alternati a evocazioni fantastiche e visioni oniriche. Ma come sottolinea la stessa Ortese la rassegnata e tetra metropoli del "Mare" costituisce solo uno schermo su cui proiettare la propria "nevrosi", dovuta all’incapacità di accettare la dimensione realistica di un esistere all'insegna della precarietà, un vivere visto come sofferenza, privazione e morte, tollerabile solo mediante lo sguardo indiretto, lo specchio contemplativo della scrittura, che si fa grido di dolore con cui dire "i lamenti, la sorpresa, il lutto, l'inerte orrore di vivere". A cura di Giacomo Marchetti e Susanna Trotta
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