Di salmastro e di terra è il tuo sguardo. Un giorno hai stillato di mare. Ci sono state piante al tuo fianco, calde, sanno ancora di te. L'agave e l'oleandro. Tutto chiudi negli occhi. Di salmastro e di terra hai le vene, il fiato.
Bava di vento caldo, ombre di solleone tutto chiudi in te. Sei la voce roca della campagna, il grido della quaglia nascosta, il tepore del sasso. La campagna è fatica, la campagna è dolore. Con la notte il gesto del contadino tace. Sei la grande fatica e la notte che sazia.
Come la roccia e l'erba, come terra, sei chiusa; ti sbatti come il mare. La parola non c'è che ti può possedere o fermare. Cogli come la terra gli urti, e ne fai vita, fiato che carezza, silenzio. Sei riarsa come il mare, come un frutto di scoglio, e non dici parole e nessuno ti parla.
da “La terra e la morte” (1945-1946), Cesare Pavese foto di Elliott Erwitt
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