«Nulla contraddice nulla, in buona sostanza», mi fai all’improvviso: «non c’è una proposizione che dica il contrario di [un’altra, non ci sono frasi che dicano che cosa non è in assoluto, non esistono negazioni precise, ragioni divise, non teorie opposte, visioni diametralmente disgiunte, non c’è proprio il retto come diverso da sghembo, il maschio da femmina, il morto dal vivo, [l’orlo dal centro; a pensarci, non abbiamo neanche quel che si chiama caduta del fatto, non c’è qualcosa che dica mai niente definitamente, non c’è a stretto rigore mai nulla nel mondo che regga un lontano confronto con quello che ne figuriamo, nulla che non si sottragga [o non sfugga a quello che ne sappiamo, facciamo; e non c’è a ben vedere neppure questo nostro presunto cercare, non ci siamo mai [messi lì a guardare, noi, per trovare; non abbiamo mai fatto nulla che non fosse starcene dove eravamo, non c’era qualcosa come essere stati altrimenti, non c’è [il diventare diversi, non è trasformazione, non storia, non sono i discorsi – non è mai esistita di nulla, [in effetti, nessuna memoria». Lawrence Ferlinghetti
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