Io che ero ancora io. Io essendo io ancora, gocciolavo nella stanchezza del mondo immaginato perdevo la partita che giocavo ogni giorno la perdevo pazientemente. Tu che eri una pagina del libro tu che eri parole potenti scritte in italiano io che ero ripetente, tu che sempre ripetevi di una incomprensibile gioia tu che risplendevi di essa e io che ero e tu che eri e io che ero ancora qualcosa e tu mi smacchiavi - molto lentamente.
Poi ecco che partivo. Verso un altro luogo, verso altri tu e scenari che inventavo tenacemente. E lì ripetevo la scena dell'arrivo del treno e lì ancora digitavo numeri, e dicevo come va? io sto bene, sono arrivata bene, io ancora sono qui e sto bene e tutto va bene e voi? e lì? E ancora fingevo la norma micidiale degli umani e ancora uno scricchiolio mi avvisava d'uno splendido crollo imminente che in me precipitava verso una luce perfetta come un infinito. Lo scricchiolio era dolcissimo. Il vacillare era dolcissimo. Tutto era come un lungo addio.
Mariangela Gualtieri - 'Scena dell'arrivo' in "Per solitario andare" da Bestia di Gioia
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