"Sul tuo silenzio avrei potuto costruire una città. Nulla si muoveva, edificavo a vuoto, un vuoto scintillante di fulmini ispirati. Una volta costruii perfino un pianeta dai monti sericei, a forma di uccelli dormienti, con tre cascate e in ognuna avevo confitto sette pesci viola e da qualche parte, ricordo, avevo sepolto in quel suolo inventato un oggetto per noi, soltanto nostro, ch’era l’essenza stessa del pianeta, la sua fonte di uranio. Oh il tuo silenzio – ma forse ero io a non sentire, forse in quel mentre tu cantavi o ridevi o urlavi e il silenzio non era che una forma speciale del tuo canto, del tuo riso, delle tue urla, forse il tuo silenzio era in realtà quel pianeta sconosciuto, popoloso e io non costruivo in un vuoto scintillante ma cercavo solo di proteggere qualcosa di esistente, come si protegge un malato di malaria con una coperta, con un’altra ancora, con il cappotto, con quattro cuscini finché non scompare – ma non ti amo". Nina Cassian, da "C'è modo e modo di sparire", Adelphi edizioni
Attenzione! Bookowski utilizza cookie a scopi funzionali e analitici per migliorare la tua esperienza di navigazione. Proseguendo la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni, leggi l'informativa sui cookies.